braccianti del malsano «Pantano», ad esempio, contro i sontuosi padroni del latifondo. Nasceva così, spontaneamente, da una opzione sociale, la sua parabola politica, da “pasionaria”, delegata casertana per il Partito Socialista Italiano, al Congresso di Livorno del 1921. E da lì uscita fuori, su posizioni ancor più radicali, a fianco di Bordiga e Gramsci, come co-fondatrice del Partito Comunista d’Italia assumendo il ruolo di segretaria della Federazione di Terra di Lavoro. Per partecipare tanti anni più in là, dopo il blackout del fascismo e della Seconda Guerra, alle battaglie sindacali ed alle vicende operaie dei primi anni ’50. Fu un personaggio affascinante, complesso ed anche scontroso, difficile da domare. Muore il 20 maggio del 1963.
Fu una delle poche donne che riuscì a laurearsi nella Facoltà di medicina della Federico II a Napoli. Esercitò per lunghi anni la professione di medico condotte in varie frazioni del sessano e dintorni. Fu molto attiva nella cooperazione per le classi meno abbienti. Partecipò in modo attivo alla scissione del PSI e si impegnò nella organizzazione del nuovo partito comunista, fino a diventarne il 12 giugno 1921 segretario della Federazione provinciale di Terra di Lavoro. A causa del suo carattere ribelle alla fine dello stesso anno fu espulsa per indisciplina. Dopo il crollo del fascismo si riaffacciò alla vita politica e nel 1944 (insieme con Gori Lombardi, Ugo Paparelli e Michele Storace fu tra i fondatori della sezione comunista di Sessa Aurunca. Nelle elezioni amministrative del 1952 venne eletta consigliere comunale della sua città nella lista del PSI, sempre a fianco delle lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi operaie e contadine (come nel caso della vertenza dei braccianti per il rimboschimento del Monte Massico, insieme con altri compagni storici come Pietro Bove, G. Ciriello, Vito Longo, R. Laurenza e S. Martino). Nonostante la sua vita travagliata bisogna riconoscere che svolse un ruolo di primaria importanza in piena epoca fascista, con scelte politiche coraggiose in aperta rottura con i tempi e le con l’ambiente in cui visse. Può essere considerata una figura ante litteram del movimento femminista. |