Michelina Vinciguerra
Intervista a Michelina Vinciguerra. La CGIL e la promozione del lavoro nel II Dopoguerra in Terra di lavoro. Michelina, raccontaci brevemente la tua biografia. “Sono nata a Maddaloni il 07.09.1930 da padre impiegato civile presso l’accademia militare di Caserta, primogenita di quattro figlie femmine. Nel 1941 mio padre morì a 33 anni in guerra e pertanto restammo orfane di guerra. Vivevamo a Casagiove, ma nel 1942 ritornammo a Maddaloni ad abitare presso la nonna materna. Ho frequentato le scuole fino al quarto ginnasio dove ho conosciuto in qualità di insegnante la figlia di Corrado Graziadei, che insegnava educazione domestica e che ci avviò alla vita politica e all’adesione alla associazione Ari – Associazione ragazze italiane. Avevo circa 13 anni e frequentando l’associazione diedi la mia adesione all’Udi organizzazione femminile e la costituimmo a Maddaloni.
Demmo così vita alla prima iniziativa con la collaborazione di Gelsomina Cimmino, dell’Anpi e del PCI, il cui segretario all’epoca era Giuseppe Natale fondando una colonia per bambini all’interno dei capannoni militari americani che erano stati abbandonati a conclusione della guerra. Analogamente il CIF comitato italiano femminile DC organizzò iniziative simili alla nostra. Trovammo sostegno economico e materiale nelle nostre iniziative dal sindaco Pci di Macerata Campana, S. Tarigetto. Inoltre il fratello di Nicoletta Ursomando ex presentatrice della Rai dirigeva l’Urra una struttura che si trovava presso la Prefettura e anche da lui ottenemmo sostentamento materiale per portare avanti le attività delle colonie in favore dei bambini. Non so se fosse comunista, ma ci aiutò.”
Quando ti sei iscritta al Pci? “Nel 1945 decisi di fare domanda di iscrizione al Pci e mi presentarono, in quanto la presentazione era obbligatoria, i compagni Francesco Lugnano e Salvatore Pellegrino. La domanda di iscrizione restò, come da regolamento, affissa all’albo della sezione per sei mesi e nel 1946 mi iscrissi al Pci, mi fu rilasciata Diritti e lotte sociali nel XX secolo. Storie e protagonisti di Terra di Lavoro 127 128 Parte sesta - Donne e lotte sociali la mia prima tessera della sezione di Maddaloni, il cui segretario era Lucio Del Vecchio. La lotta per l’occupazione delle terre era guidata dal PCI. Ricordo che il 12.12.1946 ci fu la prima manifestazione provinciale per l’occupazione delle terre a Caserta in corso Trieste. Era il giorno del mio matrimonio.
In questo periodo la Federazione del Pci si trovava a Piazza Matteotti a Caserta nel Palazzo del Fascio. Vennero a Caserta molti dirigenti dal Nord e soprattutto dall’Emilia Romagna per organizzare il partito sul nostro territorio. Tra il 1946 e 1947, ricordo molto bene la compagna Guadagnini che avviò un lavoro di contatto con le sezioni presenti su tutto il territorio provinciale e contattò anche la sezione di Maddaloni e per tale ragione l’ho conosciuta. Lei mi coinvolse subito nella organizzazione dei contadini, la Confederterra. Agli inizi ero solo una collaboratrice, contattavo i compagni, scrivevo volantini, ma non ero una dirigente. In quegli anni ho frequentato scuole sindacali della Cgil a Grottaferrata (Roma) per tre mesi. Ritornai a conclusione del corso alla Condeferterra e di lì passai a dirigere la commissione femminile della Federbraccianti, commissione che io ho fondato, avviato e organizzato.
Che ruolo svolgevi? Il mio impegno era trasversale a tutte le attività del partito, ma in primo luogo alle braccianti della frutta della zona aversana poi alle braccianti agricole di Maddaloni che venivano impiegate nella raccolta delle patate e alle braccianti di Marcianise addette alla raccolta della canapa. Ho lavorato in questo settore fino al 1954. In quell’anno la CGIL indisse uno sciopero generale cui aderì anche la Federbraccianti che si tenne a Villa Literno, località in cui c’era una massiccia presenza di manodopera bracciantile che si radunava vicino la rotonda.
Io e mio marito dirigente della FIOM stavamo in cammino per raggiungere Villa Literno e venimmo a sapere all’altezza di Cesa che nel corso della manifestazione c’era stata una retata delle forze dell’ordine in cui furono arrestati i dirigenti sindacali del movimento, tra cui ricordo Vincenzo Raucci. Io e Viglianti sfuggimmo all’arresto solo perché in ritardo. Fuggii e mi nascosi per alcuni giorni a Calvi Risorta presso l’abitazione del compagno Benedetto D’Innocenzo. Nel 1954 Corrado Grazadei da Sparanise prese le redini della CGIL al posto di Pietro Bove che era stato arrestato.
Ho diretto la Federbraccianti fino al 1959 mentre Graziadei dirigeva CGIl e Pci. Nel 1960 la direzione della Federbraccianti passa a Giuseppe Capobianco, all’epoca l’organizzazione contava 5000 iscritti. Passai ad organizzare il movimento delle tabacchine e fondai il sindacato a Caserta, Sparanise e Santa Maria Capua Vetere, dove c’era una vera e propria lotta con la CISL per la gestione degli iscritti. Aprimmo una sede a Santa Maria Capua Vetere in via Tari, in una abitazione che si trovava nella stessa strada dove c’era la sede della Cisl.
Il mio lavoro si sviluppava in collaborazione con la compagna del PSI Alba Capitelli e con l’aiuto di un altro compagno portammo nel sindacato le tabacchine, la maggior parte erano tutte figlie di compagni, ed arrivammo ad un numero di 1100 iscritte, molte delle quali sottratte alla CISL e facemmo una manifestazione per il contratto di lavoro. All’interno del movimento delle tabacchine nacque la FILSIAT, categoria sindacale degli alimentaristi. Era il comitato federale del Pci, composto da circa 50 componenti, a dare le linee e le priorità organizzative al sindacato”.
Come vi muovevate? “Per spostarci sul territorio utilizzavamo le biciclette, l’auto del partito o del sindacato. Per spostarci nella zona aversana usavamo il treno. Ebbi incarico dal partito di costituire la commissione femminile del partito. A questo progetto lavorai per sei mesi, poi lo lasciai e lasciai anche il Pci non condividendo molte cose. Nel partito ricoprii un importantissimo incarico: quello di componente della commissione agraria nazionale, posto ambitissimo.
Avevo ottimi rapporti con i dirigenti nazionali, peraltro ricevevo un contributo economico dalla direzione del Pci, ma a livello locale ero contrastata. Sono stata consigliere comunale a Maddaloni e agli inizi degli anni 70 ho aderito al Psi, seguendo mio marito. Ricordo un episodio, durante un congresso Giorgio Amendola notò che avevo lo smalto sulle unghie, si avvicinò e mi chiese come potevo pensare di lavorare con i braccianti e avere le unghie laccate”.
Come definiresti i rapporti con le altre organizzazioni sindacali? E le condizioni di vita dell’epoca? “I rapporti con le altre organizzazioni sindacali erano pessimi, come le condizioni di vita erano pessime. I contratti di lavoro erano pattuiti di volta in volta tra padroni e braccianti. Riuscii a portare a termine la sottoscrizione del primo contratto di lavoro delle tabacchine e delle maciullatrici della canapa.
La fame era condizione all’ordine del giorno, nelle campagne si lavorava 12 -13 ore al giorno. Si lottava per l’iscrizione negli elenchi anagrafici che davano diritto all’assistenza. Le decisioni erano sempre assunte in sede politica, ma il fronte di lotta era unico: Psi-PciCGIL.” Quali sono stati a tuo avviso i punti di forza e di debolezza della CGIL a Caserta? “Fino agli anni ’60 il punto di forza della CGIL era la Federbraccianti, soprattutto nella zona dell’aversano. La parte debole: scuola e PA, medici”.
Quali sono state le figure femminili più importanti e come era il ruolo delle donne? “Una donna che ha dato tantissimo è stata Margherita Troili di Capua; poi ricordo Maria Lombardi di Sessa Aurunca e la famiglia D’Innocenzo di Calvi Risorta, come coloro che più hanno dato a noi giovani dirigenti in termini umani, di solidarietà, di impegno e di sostegno. Non dimenticherò mai i loro insegnamenti. A livello locale le donne non erano molto sostenute”.
Descrivi come la CGIL ha inciso nella società di Terra di Lavoro. “La Cgil ha inciso profondamente nella società di Terra di Lavoro, ottenendo contratti salariali, rispetto dell’orario di lavoro, diritti, come l’iscrizione negli elenchi anagrafici con il dovuto riconoscimento assistenziale.”
**Intervista a cura di Paola Broccoli |